Mass Shooting, School Shooting & the Second Amendment nell’“era Trump:” “atto I, rispettato il copione”

2018-02-26

di Anna Ciammariconi - 26 febbraio 2018

Senza voler necessariamente scomodare le problematiche interpretative sul Second Amendment peraltro già chiarite dalla giurisprudenza di rilevanza costituzionale nel senso del carattere fondamentale del diritto a possedere armi (in particolare, si vedano le pronunce della Corte Suprema US vs Miller 307 U.S. 174 (1939), o, più recentemente, District of Columbia vs Heller, 554 U.S. 570 (2008) e McDonald vs. Chicago 561 U.S. 742 (2010)[1]), ovvero senza ripercorrere in questa sede l’evoluzione della copiosa normativa – federale e statale – sul tema in parola, i recenti fatti di cronaca inducono a svolgere alcune riflessioni a proposito dell’orientamento dell’amministrazione Trump sul diritto a possedere armi. Tale argomento, infatti, non può essere preso in considerazione separatamente dai diffusi e drammatici fenomeni di School Shooting e, più in generale, di Mass Shooting (si pensi, da ultimo, alla strage del 14 febbraio 2018 presso Marjory Stoneman Douglas High School, a Parkland, in Florida, in cui hanno perso la vita 17 persone e decine sono rimaste ferite, o al massacro di Las Vegas compiuto da Stephen Paddock il 1 ottobre scorso) che negli USA assumono molteplici declinazioni ma soprattutto allarmanti proporzioni (per un’idea v. i dati desumibili dal report elaborato dal Movimento “Everytown for gun safety”; si confrontino anche le informazioni fornite dalla ONG GVA, in www.gunviolencearchive.org/reports/mass-shooting).

Al fine di cogliere l’indirizzo dell’amministrazione Trump sulla problematica in discorso, è pressoché inevitabile muovere da un raffronto con il precedente Esecutivo.

È infatti da Obama che dobbiamo partire[2], prendendo spunto, in particolare, dal discorso del Presidente sulla tragica vicenda della Sandy Hook Elementary School di Newtown in Connecticut, avvenuta il 14 dicembre 2012, che costò la vita a 26 bambini.

In una commossa dichiarazione, Obama sosteneva che non si fosse fatto abbastanza e assicurava di impegnare «whatever power this office holds to engage my fellow citizens, from law enforcement, to mental health professionals, to parents and educators, in an effort aimed at preventing more tragedies like this». Di lì a breve tentava di limitare la disponibilità di armi di tipo militare con una proposta di regolamentazione dal contenuto analogo al Federal Assault Weapons Ban adottato durante l’amministrazione Clinton (la nuova misura differiva dalla precedente sul fatto che gli effetti dell’atto non sarebbero venuti meno dopo dieci anni). Tale intervento non riusciva ad avere il sostegno del Senato, anche per il pressing in senso contrario da parte della delegazione del Congresso del GOP del Texas e della National Rifle Association (NRA).

Successivamente, nel 2015, le stragi di Charleston e di San Bernardino – occorse, rispettivamente, il 17 giugno e il 2 dicembre 2015 (la prima, in South Carolina, presso la Emanuel African Methodist Episcopal Church, e la seconda, in California, nel centro per disabili Inland Regional Center) – sollecitavano la Casa Bianca ad emanare una serie di executive orders[3] che ponevano l’accento su nuovi e più stringenti controlli circa le referenze di coloro che intendevano acquistare armi (c.d. background checks, in parte previsti dal National Instant Criminal Background Check System (NICS), adottato già nel 1993) e un’applicazione più rigorosa delle leggi esistenti a livello statale. Tali misure implicavano, ad esempio, l’obbligo per la Social Security Administration (SSA) del rilascio di un certificato sulla salute mentale degli acquirenti di armi; le informazioni presenti nel certificato sarebbero state poi incluse nei controlli richiesti (vietando, in sostanza, alle persone affette da malattie mentali di acquistare armi). Da diversi fronti (in special modo dalla già citata NRA – ossia la “lobby delle armi” nonché uno dei finanziatori della campagna elettorale di Donald Trump – e dall’American Civil Liberties Union (ACLU)), era giunta la ferma opposizione all’adozione di siffatti interventi normativi (secondo la ACLU, il sistema di background checks veniva considerato lesivo dei diritti dei singoli perché la norma rafforzava lo stereotipo per cui le persone affette da disabilità mentale sarebbero violente). Il disegno di legge relativo alla revisione dei “controlli di background” non veniva pertanto approvato dal Senato benché si fosse raggiunta un’intesa bipartisan (e un ruolo fondamentale nella direzione di far saltare l’accordo veniva giocato proprio dal NRA).

Incidentalmente si può riflettere su un dato, e, cioè, che durante i due mandati di Obama, si registrava un incremento della spesa americana in armi (se paragonata a quella delle due precedenti amministrazioni): una tale crescita probabilmente trovava spiegazione sia nella paura generata dai contestuali fatti di Mass Shooting sia nella necessità di dotarsi di armi prima che vi fossero restrizioni normative in materia.

L’amministrazione Trump muta orientamento rispetto all’Esecutivo precedente e, almeno sinora, sembra tener fede a quanto dichiarato in campagna elettorale dal tycoonI promise you one thing, if I run for president and if I win, the Second Amendment will be totally protected, that I can tell you»). Assunto l’ufficio, la posizione sinora manifestata dal Presidente sul punto si mantiene rigidamente conservatrice e favorevole al libero commercio di armi. Coerentemente con tale impostazione, il nuovo inquilino della Casa Bianca ha anzitutto provveduto ad allentare le norme che rendevano più difficile acquistare le armi per le persone con disturbi mentali; in tale direzione si colloca, in particolare, la House Joint Resolution 40, adottata il 28 febbraio 2017 e poi firmata da Trump, attraverso la quale il Congresso ha di fatto reso più flessibile il sistema di controllo sulla vendita di armi elaborato sotto la presidenza Obama (la resolution smantella l’“Implementation of the NICS Improvement Amendments Act of 2007”, perfezionata dalla SSA il 19 dicembre 2016).

Inoltre, all’indomani della strage di Las Vegas (ottobre 2017), dinanzi al riaccendersi del dibattito sul diritto al possesso delle armi, il Presidente ha sostanzialmente sorvolato sull’argomento, incentrando il discorso pronunciato nella circostanza della tragica vicenda sull’«act of pure evil» di un squilibrato e sulla retorica del popolo americano in grado di risollevarsi dalle tragedie («We call upon the bonds that unite us, our faith, our family, and our shared values. We call upon the bonds of citizenship, the ties of community, and the comfort of our common humanity).

Di recente, nel discorso alla Nazione dopo i fatti alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, Trump ha nuovamente focalizzato l’attenzione sul tema della salute mentale, e non sugli indirizzi politici in materia di leggi sulle armi negli Stati Uniti (spicca il passaggio della dichiarazione in cui sostiene: «We are committed to working with state and local leaders to help secure our schools, and tackle the difficult issue of mental health»). A ciò ha fatto seguito l’incontro, presso la Casa Bianca, con una delegazione di studenti, insegnanti e genitori coinvolti nella vicenda di Parkland al fine di raccogliere testimonianze e suggerimenti per valutare quali misure porre in essere al fine di garantire la sicurezza nelle scuole. Nell’occasione, è stato invocato il secondo emendamento e sono emersi vari orientamenti in materia di acquisto e possesso delle armi. Testimonianze a parte, i passaggi degli interventi di Trump si sono appuntati, in special modo, sulla necessità di riconsiderare i controlli di background (specie in relazione all’età dell’acquirente un’arma e allo stato di salute mentale, ribadendo, a tale ultimo proposito, l’argomento per cui l’episodio di Parkland deve essere considerato il gesto di uno squilibrato) nonché – e tale aspetto è stato particolarmente enfatizzato dalla stampa internazionale – sull’idea di dotare insegnanti e personale scolastico di un’arma bloccata in sicurezza in classe.

Al momento (probabilmente anche prendendo tempo), la Casa Bianca ha comunicato di aver convocato i governatori per prendere in considerazione anche le argomentazioni di questi ultimi, e, nel frattempo – giova sottolinearlo – giace al Senato, dopo l’approvazione presso la H.R., la STOP School Violence Act, legge che consente programmi di prevenzione e sistemi di segnalazione nelle scuole di tutta l’America. 

Siamo, dunque, solo al primo atto di un futuro che, per quanto incerto, al momento non sembra riservare particolari sorprese, per via del consolidato orientamento dei repubblicani in materia e del radicato diritto a possedere armi, ampiamente ribadito in Heller e McDonald, rispettivamente, dai giudici Scalia e Alito.  Va da sé che unitamente alla tradizione gelosamente custodita, non si può comunque sorvolare sul diffuso sentimento di insicurezza e paura che ormai da tempo permea la società americana. Non a caso, Donald Trump ha incentrato tutta la sua campagna elettorale per le presidenziali sul sentimento di insicurezza del popolo americano.

Vengono in mente, in chiusura di queste assai sommarie riflessioni, le parole usate dal regista Micheal Moore nel suo documentario “Bowling a Columbine” (2002), il quale, riflettendo su una situazione destinata a ripresentarsi, poiché tutto era rimasto immutato dalla tragedia della Columbine (strage avvenuta presso la Columbine High School, in Colorado, il 20 aprile 1999), amaramente commentava: «non è l’arma in sé a creare il crimine ma la paura del crimine stesso, in un paese che vive e respira nella paura».

 

 

 

 

 

[1] Cfr. anche United States vs Cruikshank, 92 U.S. 542 (1876); Presser vs Illinois, 116 U.S. 252 (1886); Miller vs Texas, 153 U.S. 535 (1894); Lewis vs United States, 445 U.S. 55 (1980).

[2] Una sintesi complessiva delle misure adottate è disponibile al link https://obamawhitehouse.archives.gov/the-press-office/2016/01/04/fact-sheet-new-executive-actions-reduce-gun-violence-and-make-our.

[3] Si veda la scheda informativa al link https://obamawhitehouse.archives.gov/the-press-office/2013/08/29/fact-sheet-new-executive-actions-reduce-gun-violence.