Rassegna giurisprudenziale - Belgio - aprile-giugno 2019

2019-07-18

a cura di Lucia G. Sciannella e Giacomo Delledonne

 

1. Per la Cour constitutionnelle è incostituzionale l’art. 40 della legge del 27 giugno 1969, così come modificato dall’art. 4 della legge del 1° dicembre 2016, per quanto concerne il recupero a titolo coattivo dei contributi non versati dal datore di lavoro, nonché la legge del 24 febbraio 2003, relativa all’utilizzo della posta elettronica per lo scambio di informazioni e di documentazione tra imprese e autorità federale. In particolare, secondo il giudice costituzionale, la normativa in questione non prevede una procedura chiara che consente al datore di lavoro di prendere conoscenza degli importi dovuti ai fini della copertura previdenziale del lavoratore.

 

Sent. n. 49 del 4 aprile 2019

 

Parole chiave: Previdenza – Lavoratori – Imprese – Comunicazione elettronica.

 

2. La Cour ha posto questione pregiudiziale alla Corte di giustizia nell’ambito di un ricorso di annullamento del Decreto della Regione fiamminga del 7 luglio 2017 in materia di benessere animale, per quanto concerne i metodi autorizzati per l’abbattimento degli animali. In particolare, la Cour ha interrogato il giudice comunitario in merito all’interpretazione dell’art. 26, par. 2, al. 1, lett. c), del Regolamento (CE) n. 1099/2009, del Consiglio del 24 settembre 2009 e, in particolare, se lo stesso autorizzi gli Stati membri, in vista della promozione del benessere animale, ad adottare – similmente a quanto previsto nel Decreto della Regione fiamminga – norme che prevedono il divieto, da un lato, dell’abbattimento dell’animale senza stordimento anche nell’ambito di riti religiosi e, dall’altro, dello stordimento non irreversibile per la macellazione prescritta da un rito religioso. In caso di risposta affermativa a tale questione, il giudice costituzionale chiede altresì alla Corte di giustizia di pronunciarsi sulla compatibilità del citato art. 26, par. 2, al. 1, lett. c), del Regolamento con l’art. 10, par. 1, della Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Infine, in caso di risposta affermativa alla prima questione, la Cour belga chiede al giudice comunitario di pronunciarsi sulla compatibilità dell’art. 26 del citato Regolamento con gli art. 20, 21 22 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, nella parte in cui prevede solamente una deroga per gli animali sottoposti a particolari metodi di macellazione previsti da riti religiosi, e non anche per la macellazione degli animali nell’ambito della caccia, della pesca e delle manifestazioni culturali e sportive.

 

Sent. n. 53 del 4 aprile 2019

 

Parole chiave: Protezione e benessere animale – Abbattimento – Riti religiosi – Corte di giustizia

 

3. In sede di ricorso concreto, la Cour è stata chiamata a pronunciarsi sulla legittimità costituzionale della c.d. «indemnité réparatrice» – introdotta a seguito della revisione costituzionale del 6 gennaio 2014 e che ha modificato l’art. 144, c. 2, Cost. – nella parte in cui consente al Conseil d’Etat e alle giurisdizioni amministrative federali di pronunciarsi sugli effetti civili delle proprie decisioni. Nel caso di specie, la Cour ha ritenuto che tale procedura, pur presentando molteplici profili di diversità rispetto all’azione di risarcimento di cui all’art. 1382-1386 c.c., non viola gli art. 10 e 11 Cost.

 

Sent. n. 70 del 23 maggio 2019

 

Parole chiave: Diritto amministrativo – Consiglio di Stato – Indemnité riparatrice

 

4. La Cour constitutionnelle accoglie un ricorso contro una disposizione della legge del 2017 che disciplina la sicurezza privata. È annullata una disposizione che vietava agli addetti alla sorveglianza di far parte contemporaneamente di un’impresa o di un servizio interno autorizzato per l’esercizio dell’attività di sorveglianza all’uscita da caffè e locali da ballo (milieux de sorties) e di un’altra impresa attiva in altri settori.

 

Sent. n. 79 del 23 maggio 2019

 

Parole chiave: Sicurezza privata – ordine pubblico – ragionevolezza di trattamenti differenziati

 

5. Secondo la Cour constitutionnelle, non è incompatibile con la Costituzione una disposizione della legge in materia di reddito garantito per le persone anziane: in base a tale previsione, sussiste una presunzione assoluta per cui persone che condividano il medesimo luogo di residenza convivono in un nucleo familiare e hanno perciò diritto soltanto all’importo di base del reddito garantito.

 

Sent. n. 81 del 23 maggio 2019

 

Parole chiave: Reddito garantito – persone anziane – individualizzazione dei diritti – discrezionalità del legislatore

 

6. Secondo la Cour constitutionnelle, non è incostituzionale la disposizione del Codice penale che incrimina la condotta di chi istighi un minore ultrasedicenne a prostituirsi o a darsi a una vita depravata, anche se col consenso di quest’ultimo. Non sussiste infatti una differenza di trattamento manifestamente sproporzionata con l’altra previsione del Codice penale secondo cui non danno luogo a violenza atti sessuali compiuti con un minore ultrasedicenne consenziente.

 

Sent. n. 89 del 28 maggio 2019

 

Parole chiave: Protezione dei minori – moralità pubblica – diritto al rispetto della vita privata

 

7. Ritenendo inopportuna una immediata declaratoria d’incostituzionalità delle disposizioni impugnate, la Cour constitutionnelle trasmette alla Corte di giustizia dell’Unione europea una questione pregiudiziale sulla compatibilità col diritto sovranazionale di una disciplina nazionale che obblighi coloro che intendano esercitare attività portuali in una zona portuale belga a fare ricorso a lavoratori portuali riconosciuti. In caso di risposta favorevole, la Cour constitutionnelle chiede di mantenere provvisoriamente in vigore le disposizioni impugnate al fine di evitare incertezza giuridica e disagio sociale di permettere al legislatore di adottare le misure opportune.

 

Sent. n. 94 del 6 giugno 2019

 

Parole chiave: Libertà di stabilimento – rinvio pregiudiziale – effetti delle sentenze d’incostituzionalità

 

8. La Cour constitutionnelle dichiara incostituzionali alcune previsioni della legge del 2017 di riforma del regime relativo alle persone transgender. In particolare, sono incostituzionali le disposizioni che non prevedono, per le persone la cui identità di genere sia fluida e non binaria, la possibilità di modificare la registrazione del sesso nell’atto di nascita affinché questa corrisponda alla loro identità di genere. Diversamente dalle persone con un’identità di genere binaria, infatti, queste persone dovevano avviare una procedura eccezionale dinanzi al tribunale di famiglia.

 

Sent. n. 99 del 19 giugno 2019

 

Parole chiave: Persone transgender – identità di genere – principi di eguaglianza e di non discriminazione – ragionevolezza di trattamenti differenziati.